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Digital divide: come la tecnologia divide l’Italia

L’avvento della società dell’informazione, la rivoluzione delle ICT e l’affermarsi della dimensione digitale della vita quotidiana hanno determinano nuove modalità di fruizione dei servizi, hanno creato importanti opportunità nel campo lavorativo, hanno modificato alcuni stili di vita e, allo stesso tempo, hanno fatto emergere nuove tipologie di esclusione sociale legate al cosiddetto Digital divide.

Il digital divide, in italiano divario digitale, è un fenomeno in continua evoluzione. Dove, a far la differenza, oltre all’accesso e velocità di connessione Internet, ci sono anche le risorse socio-economiche, come il titolo di studio e le competenze, l’età ed il contesto familiare, il genere e il reddito.

A volte capita di confondere il digital divide con la sola mancanza di una connessione Internet. In realtà devono essere considerati tutta una serie di fattori che vanno ad impedire una distribuzione omogenea della digitalizzazione, così da permettere a tutti di approfittare dei vantaggi della Rete allo stesso modo.

 

Come nasce il Digital divide?

La società contemporanea sta attraversando una fase di mutamento, legata all’accelerazione sempre più forte dello sviluppo tecnologico. In una fase di tale cambiamento, non è sempre facile riuscire a comprenderne le caratteristiche, in particolare dal momento in cui ci si trova immersi nella società e nel cambiamento.

In questo senso non ci siamo accorti di come, negli ultimi anni, piattaforme online come Amazon, Facebook o Wikipedia  sono entrati nella quotidianità delle persone, quasi da pensare che non potremmo passare una giornata senza (Sartori, 2012 ). Anche lo smart working ne è una prova.

In un periodo di tale convergenza al digitale, le nuove tecnologie risultano essere fondamentali in tutti i campi, come quello lavorativo, dei processi politici, della gestione del tempo libero, ed anche semplicemente per socializzare e comunicare.

Sembra chiaro che le nuove tecnologie, al giorno d’oggi, sono un qualcosa di imprescindibile. Ma, l’avvento e la diffusione di queste macchine non è stata omogenea a livello globale, né tantomeno a livello nazionale.

È difficile pensare che nel mondo ci siano persone che non sappiano usare tali applicazioni o che non hanno proprio la possibilità di utilizzarle.

È ancor più difficile pensare che queste persone sono presenti anche in un paese industrializzato come l’Italia.

Le caratteristiche del Digital divide

Dal momento in cui è iniziata la rivoluzione dell’ICT, si inizia a diffondere l’idea che, grazie ad esse e alla sempre più abbondante diffusione di informazioni a basso costo, tutti avrebbero avuto maggiori opportunità economiche e culturali. In realtà, da lì a poco, ci si accorse che le nuove tecnologie introducevano appunto il cosiddetto digital divide, ovvero una vera e propria forma di diseguaglianza tra chi ha accesso alle tecnologie digitali e chi invece no (Di Nicola e Mingo, 2005).

Sostanzialmente questa disparità si manifesta in tre forme principali:

  • difficoltà di accesso: nonostante i grandi passi avanti fatti negli ultimi anni, ancora non tutte le aree sono coperte dalla banda larga. O ancor peggio, non tutti possono permettersi i costi di strumenti e rete;
  • motivazione: alcuni gruppi sociali possono avere una diversa motivazione all’uso delle tecnologie. Gli anziani ad esempio possono trovare pochi stimoli nell’utilizzo delle reti;
  • carenza di formazione: l’assenza di competenza e formazione specifica per utilizzare le reti.

 

Accesso alla rete

In Italia, come dimostrano i dati forniti dall’Istat,  Internet ha assunto una posizione di estrema importanza nella società. La percentuale di utenti che si connettono alla rete è passata dal 48,9% al 67,9% della popolazione nel corso dell’ultima decade.

La percentuale di utenti di 6 e più anni che si connettono alla rete

Fonte: elaborazione personale su dati Istat.

Nel nostro Paese, il 74,7% delle famiglie dispongono di una accesso alla banda larga a casa. In particolare il 54,3% delle famiglie utilizza un tipo di connessione a banda larga fissa e il 33,7% quella mobile.

Le variabili che influenzano questa disponibilità sono molteplici e di diversa tipologia:

  • Differenze geografiche: esistono profondi dislivelli tra le famiglie residenti nel Centro-Nord italiano e quelle del Sud, a sfavore delle seconde. Le cause non risultano essere legate a motivi infrastrutturali. Paradossalmente nonostante la connessione broadband sia meno diffusa tra le famiglie, le regioni del Sud sono quelle con la percentuale di copertura maggiore in Italia.
  • Tipologia familiare: le famiglie con almeno un componente minorenne o con almeno uno che possegga un titolo di studio avanzato sono quelle che godono maggiormente di questo servizio a discapito di famiglie di soli anziani o di persone con un basso livello di istruzione.

Ritornando ad un paragone tra il Nord e il Sud Italia le maggiori differenze tra le motivazioni si riscontrano tra quelle di natura economica. Le famiglie del meridione sono più propense a giudicare troppo costosi i servizi e gli strumenti necessari per connettersi ad Internet.

Il ritardo del meridione è principalmente legato al minor numero di laureati (e quindi ad un livello di istruzione generalmente più basso), alla mancanza di competenze e al tasso di povertà più elevato.

In particolare il livello di istruzione degli utenti crea una profonda rottura tra chi è maggiormente scolarizzato a questi mezzi e chi invece lo è di meno. Probabilmente come conseguenza del fatto che per uno studente i servizi offerti da Internet sono indispensabili per adempiere ai propri impegni (studiare, fare ricerche, prenotare gli esami ecc.).

Non vengono invece rilevati particolari dislivelli sulla frequenza d’uso di Internet legati al genere.

 

Motivazioni e usi di Internet

Secondo l’Istat, gli internauti italiani utilizzano la rete per attività di posta elettronica, per accedere a contenuti culturali e per partecipare a social network.

  • Differenze geografiche: al Nord si prediligono attività culturali e riguardanti servizi di e-banking. Al Sud invece si preferiscono attività riguardanti la comunicazione e la socializzazione. Infine al Centro si registrano valori intermedi tra gli altri settori.
  • Genere: anche in questo caso il genere non è fonte di particolari disparità.
  • Età: i giovani fanno un uso di Internet molto variegato, concentrando però maggiormente il loro interesse in attività ludiche e di comunicazione. Discorso simile vale per gli utenti che appartengono a fasce di età intermedie, dove però si registra un utilizzo di Internet più incentrato su attività culturali, informative e sul beneficio di servizi bancari online. Per le persone più anziane (che abbiamo detto essere le meno dedite alla navigazione online) vigono preferenze di utilizzo di Internet limitate, riguardanti soprattutto attività culturali e di ricerca di informazioni, anche se sempre più spesso anche questa fascia di età utilizza la rete per attività di socializzazione come i social network.

 

Competenze

Per concludere, il terzo, e forse più importante volto del digital divide in Italia, è legato alle competenze digitali dei cittadini del nostro Paese.

Tra gli internauti italiani solo il 29,1% è in possesso di capacità digitali elevate e solo il 25,8% ha competenze di base.

 

Figura. Persone di 16-74 anni che hanno usato Internet negli ultimi 3 mesi per competenze digitali. Valori per 100 persone di 16-74 anni con le stesse caratteristiche). Anno 2019.Competenze digitali

Fonte: elaborazione personale su dati Istat.

 

Anche in questo caso le variabili legate all’età e al titolo di studio si confermano essere fonte di gravi dislivelli. In particolare è emerso ancora una volta che i giovani e coloro che godono di un livello di istruzione avanzato compongono la quota più cospicua di utenza in possesso di competenze digitali elevate.

Per quanto riguarda il fattore territoriale, rimane un fattore importante. Ma in questo caso non decisivo. Infatti, i divari tra le ripartizioni geografiche persistono ma non in maniera così pronunciata, a dimostrazione del fatto che l’intero Paese è molto indietro sotto questo punto di vista.

Complessivamente gli utenti italiani risultano essere più competenti nei campi della comunicazione (72,3%) e dell’informazione (61,8%) rispetto a quelli legati alla capacità di problem solving (49,8%) e di utilizzo di software per elaborare contenuti digitali (42,6%).

 

Digital divide in Italia e Europa?

Passando poi ad un confronto a livello europeo, il ritardo in ambito digitale italiano si riscontra anche rispetto agli altri Stati membri dell’UE.

Nello specifico il nostro Paese si posiziona solo 24° nella classifica europea (stilata dalla Commissione Europea) per il grado di digitalizzazione secondo l’indice DESI.

Indice DESI

Fonte: Commissione Europea, relazione nazionale DESI.

 

Nonostante negli ultimi anni si siano visti leggeri miglioramenti sotto tutti gli aspetti dell’indice DESI, legati alle strategie messe in atto dall’Italia e dalla Commissione Europea, questi non sono stati sufficienti per migliorare la situazione del nostro Paese rispetto a quella della media europea nel 2019.

In particolare si registrano punteggi ben al di sotto della media europea sotto tutti gli aspetti.

 

Conclusione

Per concludere, possiamo affermare che il problema del digital divide è ben più preoccupante di quel che sembra. In Italia il divario tra Nord e Sud è ancora troppo profondo. Le cause non di natura infrastrutturale, ma bensì legate a tematiche più delicate quali l’istruzione, la povertà e la cultura.

L’età e il grado di istruzione risultano essere le maggiori cause del divario, mentre invece non lo è il genere.

Con gli anni e con il conseguente ricambio generazionale questo divario è destinato ad attenuarsi proprio grazie alla forza dei giovani. Rimane di fondamentale importanza che le nuove generazioni imparino la giusta etica sugli utilizzi di questi mezzi.

Anche a livello europeo non si respira aria di tranquillità. Per provare a colmare questo divario digitale è necessario un corretto programma di forti investimenti nei Paesi più in difficoltà.

È chiaro infatti che non si possa chiedere ai Paesi più digitalizzati di fermare il proprio sviluppo per permettere a chi sta più indietro di recuperare terreno.

Motivo per il quale è di estrema importanza riuscire a monitorare nella maniera più accurata il presente per poter interpretare il futuro.

È necessario osservare i punti deboli di ogni Paese e attuare strategie di crescita mirate.