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Esports, quando la competizione diventa virtuale

Gli esports stanno registrando un numero crescente di appassionati in Italia, sia tra i giocatori sia tra gli spettatori. Dopo la fine delle restrizioni dovute alla pandemia, gli esports si apprestano a fare il salto di qualità; grazie a queste competizioni possono raggiungere un pubblico particolarmente difficile da intercettare, quello dei teenager. Un business che appare redditizio e che, secondo le stime, potrebbe produrre un giro d’affari vicino ai 50 milioni di euro l’anno.

Cosa sono gli esports

Gli esports, o sport elettronici, sono competizioni su titoli specifici di videogiochi, con formati e regole di torneo per squadre o giocatori. Possono essere giocati a livello professionale o amatoriale, in eventi internazionali o locali, di persona in un locale o in uno studio, o anche online. I tornei più importanti vengono trasmessi in streaming e attirano dei crescenti volumi di pubblico, sia in presenza sia in streaming su piattaforme online; le più attive nel campo sono Twitch e Youtube.

Esports in Italia e nel mondo

Fenomeno in crescita in tutto il mondo, gli esports sono maggiormente diffusi dove la connessione internet è più performante. A farla da padrone sono Giappone e Usa, dove vanno forte e i picchiaduro; Fifa traina in Europa, Oceania e nelle Americhe, ma nella versione per Pc è particolarmente diffuso anche in Asia.

Dividendo comunque in generale gli appassionati per aree geografiche: in Nord America sono 18,2 milioni, in Sud America 18,3, in Europa 29,2 milioni, in Medio Oriente e Africa 15,3 milioni, in Cina 88 milioni, nel resto dell’Asia e Pacifico 46.4 milioni.

In Italia, l’impatto economico totale degli esports è stimato tra i 45 e i 47 milioni di euro, secondo i dati di Iidea . Gli appassionati in Italia, cioè le persone tra i 14 e i 40 anni che seguono eventi di esports più di una volta alla settimana, sono in tutto 1 milione e 620mila, con un +15% nell’arco di un anno. Se parliamo poi degli “avid fan”, chi cioè segue ogni giorno eventi di esports, la platea si riduce a 475mila persone.

I generi più diffusi negli esports

Gli esports rappresentano un gruppo molto ampio di competizione, molto diverse l’una dall’altra, a partire dalle differenti piattaforme utilizzate per giocare, che si tratti si smartphone, computer o console. Tra le principali categorie di esports ci sono i Multiplayer Online Battle Arena (Moba), videogiochi di strategia a squadre in cui ogni giocatore controlla un personaggio con abilità uniche.

Della categoria “Battle Royale Games” (Br) fanno parte i giochi in cui un ampio gruppo di gamer o di squadre competono in una logica di sopravvivenza, per sconfiggere gli avversari ed esser gli unici a sopravvivere. Ci sono poi i giochi di “Real Time Strategy” (Rts), in cui i giocatori, uno contro uno, sono impegnati simultaneamente in “tempo reale”. Quanto ai “Picchiaduro”, si tratta di giochi costruiti intorno al combattimento ravvicinato tra un numero limitato di personaggi, ad esempio su un ring. Nel novero degli esports rientrano anche: i “Videogiochi di ballo” e i “Videogiochi sportivi” di simulazione; i “Videogiochi racing” e gli “Auto Battlers”, giochi di strategia per eserciti.

Come partecipare agli esports

Gli esports sono essenzialmente aperti a tutti gli appassionati di videogiochi, a tutti i livelli, dal dilettantistico al professionale. Esistono quindi competizioni aperte a chi gioca e compete per hobby, anche se si è ormai creata anche una categoria di professionisti che ha fatto di questo impegno un vero e proprio lavoro, i cosiddetti ProPlayer. Per entrare a far parte di questo gruppo, oltre alle abilità “tecniche” sui singoli titoli, è fondamentale poter contare su una community di sostegno e su sponsor che accompagnino la carriera dei giocatori. Un altro criterio importante per diventare giocatori di successo è la specializzazione, scegliendo quindi qual è il videogioco su cui si vogliono misurare le proprie abilità.